LA PROCESSIONE DEL DIVIN CROCIFISSO
di Vasco Bordignon
Sappiamo dai libri spesa comunali dei secoli XVII e XVIII secolo come ci siano state numerose processioni con il Divin Crocifisso. Queste processioni venivano compiute da tutta la collettività povese: partivano tutti il mattino interrompendo ogni lavoro, ogni attività e si recavano a piedi ora a questo ora a quel Santuario vicino o lontano, e tornavano alla sera sicuri che quel Cristo non li avrebbe abbandonati nelle difficoltà della vita siano queste una pestilenza o una siccità o una guerra.
Ma anche nella vita privata era Lui solo che poteva dare conforto alla malattia, alla disgrazia, alla morte. Era a Lui che ogni sguardo si rivolgeva in ogni periodo della vita collettiva e individuale.
Nel suddetto periodo questa processione collettiva con il Cristo veniva effettuata solo per avvenimenti straordinari, e col passare del tempo il suo percorso sarà confinato tra le strade del paese.
1763: la comunità povese si attiva per rimettere a nuovo la sua chiesa: demolizione delle vecchie strutture murarie del Seicento e loro parziale incorporazione nel nuovo tempio che alla fine sarà quello che noi oggi vediamo.
1795: quando ancora l’impresa non è completata (manca il completamento del campanile) e quando ormai le risorse finanziarie sono esaurite, Pove si trova a vivere un vero calvario con il continuo passaggio prima di truppe austriache e poi di truppe francesi con relativi saccheggi, confische, ruberie, e violenze di ogni cosa … fino al 1813 a parte alcune tregue come quella del 1797 quando i povesi compiono un’altra grande processione per chiedere conforto, per chiedere la grazia della fine delle ostilità e quindi delle loro sofferenze. Ne abbiamo notizia quando in data 15 agosto 1797 si registra una spesa per “… far nettare la strada di Calentiga per la Processione del Cristo”.
1832. Nell’anno 1832 giunge a Pove per la visita pastorale il vescovo mons. Modesto Farina e viene a sapere dallo stesso parroco Bartolomeo Biasioni come ogni cinque anni, da alcuni lustri, ci sia una solennità la prima domenica di settembre in onore del Santissimo Crocifisso.
E’ quindi una processione che conclude questa particolare domenica, nella quale tutto il popolo si snoda lungo le vie del paese partendo dalla chiesa e tornando alla chiesa ricordando ed esaltando tutti i simboli della passione. E’ quindi una processione di preghiera e di esaltazione della Croce e quindi non è una rappresentazione del dramma della Croce né una sfilata di personaggi.
1885: nella ricorrenza di questo anno i povesi iniziano ad affiancare alla processione tradizionale per le vie del paese anche una specie di rappresentazione sacra verosimilmente sul tipo di quelle già in voga ad Oberammergau in Baviera. L’iniziativa suscita grande impressione ma non viene ripetuta. I tempi e i costi non erano favorevoli. Siamo negli anni di grande povertà e grande emigrazione.
1910: è l’anno delle “grandi feste quinquennali a Pove in onore del SS. Crocifisso”. La festa o “sagra” occupa tre giorni: inizia il sabato sera con l’intronizzazione del Cristo nella sua carretta processionale; alla mattina di domenica si ha la messa Pontificale celebrata dal vescovo o da un suo rappresentante, accompagnata dalla corale del paese, proseguita poi nel pomeriggio con la tradizionale processione del Cristo, e conclusa lunedì sera con una rappresentazione in teatro da parte dei giovani del circolo cattolico povese.
1920: è da poco terminata la prima guerra mondiale, e questa processione assume un aspetto spettacolare, con immenso concorso di popolo. L’attenzione della folla – a detta dei cronisti di allora – in questa prima Festa del dopoguerra sembra essere attratta oltre che dai soliti festoni e archi trionfali ornati di palloncini per la illuminazione alla veneziana, anche dalle novità della illuminazione elettrica della chiesa parrocchiale con duecento lampadine illuminanti l’altare maggiore e della sua facciata esterna classicheggiante, nonché della torre campanaria.
Una folla calcolata in circa 15000 persone al sabato sera non solo spinta dalla devozione, ma anche attratta dalla curiosità di vedere (le luci), di sentire ( mortaretti, concerti) … E questa folla ritornerà anche il pomeriggio per assistere assiepata lungo le strade allo svolgersi della “Sacra rappresentazione” che piano piano si snoda per le vie del territorio povese.
E già in questa festa si assiste ad un preciso ordine di svolgimento della processione.
Viene aperta da un fanale, cui si accompagnano un Bambino Gesù vestito di rosso con il mondo in mano e un Giovanni Battista, vestito di pelli, con la croce e l’iscrizione “ Ecce Agnus Dei”, poi intervallate da cinque terne di angeli le varie rappresentanze e i vari gruppi della parrocchia e del vicariato con stendardi ed insegne. In posizione centrale sfilano, preceduti da un angelo, i simboli della Passione del Signore, a cui seguono, a breve intervallo, occupato dalla banda locale, i dodici Apostoli , il Crocefisso e le tre Marie. Da ultimo, dopo un breve intervallo occupato da cantori, viene il Clero con il baldacchino e la reliquia della Santa Croce, e poi le autorità civili e il popolo.
1965. La festa e la Processione del Cristo muta profondamente: da un discorso sacro affidato quasi esclusivamente ai personaggi e ai simboli della Passione si passa ad una visione del cammino della Salvezza più ampio e globale, che prende le mosse dai primordi della umanità per arrivare agli eventi della Resurrezione e della Pentecoste. Così ai tradizionali personaggi e interpreti della Passione vengono ad aggiungersi un po’ alla volta altri personaggi tratti sia dal Nuovo che dal Vecchio testamento. Così dai 150 personaggi del 1965, si passa ai 340 del 1980, e ai 600 del 2010!
Col passare dei lustri e l’avanzare di nuovi gusti e mentalità, accanto ai segni della tradizione religiosa vengono ad affiancarsi e talora sovrapporsi altri segni e altre tradizioni non meno interessanti e folcloristiche, come si può constatare nell’ultimo svolgimento del 2010, dove possiamo constare come dai tre giorni delle prime feste quinquennali nel 2010 siamo passati a dieci giorni (3-13 settembre 2010). E’ per questo che l’organizzazione e la gestione di tutto ciò nei decenni è diventata sempre più complessa e laboriosa ed è stato necessario fin dal 1960 creare delle commissioni, ognuna della quali orientata a preparare uno specifico settore. Nel 1960 erano quattro, oggi sono dieci.
Tutto bello, tutto interessante, tutto entusiasmante, da vivere almeno una volta.
Tuttavia desidero ricordare qui fra gli avvisi per la processione del Divin Crocifisso del parroco don A. Baron per la festività del 4 settembre 1965 alcune norme riguardanti soprattutto i partecipanti alla processione stessa:
– Tenere ben presente che si tratta di onorare il Crocifisso e fare del bene spirituale alla gente, e non servirsi del Crocifisso e della gente per ambizione, amor proprio, vanità;
– Il contegno sia molto raccolto: si seguano con la mente le preghiere e la meditazione sui dolori del Signore, in modo che la presenza dei simboli e dei personaggi diventi espressione della propria fede e richiamo ai grandi misteri della Redenzione;
– Non guardare in giro, non preoccuparsi delle fotografie, delle amicizie, delle conoscenze; mantenere le distanze e soprattutto non prendere atteggiamenti , né fare gesti arbitrari, che potrebbero causare il ridicolo;
– Naturalmente si richiede anche la massima precisione e puntualità nell’osservare l’orario fissato e notificato”
Solo così rimane anche un Festa Religiosa.
FONTI DOCUMENTALI
www.festedelcristo.com
AA.VV. IL CROCEFISSO LIGNEO DI POVE DEL GRAPPA. Comitato Feste Quinquennali. Editrice Minchio Bassano, 1990.
Franco Signori. STORIA DI POVE E DEI POVESI. Edizione a cura del comitato per la storia di Pove del Grappa. 1985