IL DIVIN CROCIFISSO

 

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di Vasco Bordignon  


 

 

 

All’origine della Festa Quinquennale del Cristo (ne parleremo in altro file), c’è un crocefisso.

Da secoli è custodito in un altare laterale della chiesa parrocchiale, appositamente costruito per lui. Rappresenta il Cristo, con il volto incorniciato da due lunghe ciocche di capelli, il capo coronato di spine e grondante sangue leggermente clino sul braccio destro, il viso affilato, gli occhi semichiusi e la bocca aperta negli ultimi aneliti dell’agonia.

 L’immagine, nel suo realismo espressivo, ottenuto con un intaglio accurato e incisivo, ricalca suggestioni e forme stilistiche d’Oltralpe.

 

 

 

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LA SUA STORIA




Del Divin Crocefisso non si sa chi sia l’autore e quando sia stato realizzato. Ci viene, in qualche modo  in aiuto,  una leggenda: un pellegrino del nord (chi lo dice di nazionalità boema e chi austriaca), diretto a Roma, in un anno santo del Quattrocento, stanco del viaggio, sarebbe venuto a bussare alla porta della canonica di Pove, in cerca di ospitalità. Nell’andarsene, volendosi sdebitare, in qualche modo, con il parroco dell’accoglienza ricevuta, non sapendo che cosa fargli, gli avrebbe scolpito, in una sola notte, su un tronco di ulivo, messogli a disposizione dagli abitanti del posto, un meraviglioso crocefisso, lasciandolo poi in dono.

Ma la leggenda potrebbe avere anche dei dati di maggior certezza.  Quel pellegrino che viene dal nord e che si ferma per qualche tempo a Pove  – secondo dati certi – potrebbe essere un individuo concreto in carne ed ossa, vissuto per qualche tempo tra i povesi come rettore o curatore d’anime della chiesa stessa di San Vigilio. I documenti storici recentemenre (1990) trovati lo chiamano Pellegrino e lo definiscono di Alemagna.  Infatti sia agli inizi che alla fine dell’anno 1427 egli figura presente a Pove come testimone agli atti del notaio Giacomo Carli di Bassano, in occasioni di  tre deposizioni testamentarie in cui gli interessarti nell’atto di lasciare questo mondo gli lasciano chi uno chi due ducati d’oro a suffragio della loro anima, dopo la morte, con la intenzione esplicita che vengano impegnati per la compera di una Croce per la chiesa stessa del paese. Da quanto scritto appare chiaro come questo presbitero (presbiter Pelegrinus de Alemana ) non sia l’artista ma colui che di questo Cristo è stato l’ispiratore e il promotore .


1519.  In occasione della visita pastorale del vescovo suffraganeo di Padova Girolamo De Sanctis fra i vari arredi della  chiesa parrocchiale viene descritto “unum crucifixum magnum in medio ecclesiae”. Quindi in mezzo alla chiesa si trovava senz’altro  già un grande crocefisso esposto alla devozione degli abitanti.


1611.  Viene rinnovata la chiesa con l’aggiunta di un pulpito.  Accanto a questo verrà posto  il Crocefisso, il quale si troverà proprio in mezzo alla chiesa, nella linea di separazione che allora esisteva fra uomini e donne. Questo fatto significa che la devozione dal “divin crocefisso” cresce sempre di più, diventa il centro, il perno di tutta una comunità. In Lui viene riposta ogni speranza, ogni consolazione.  Infatti nei libri spesa del comune nei secoli XVI e XVII siamo in qualche modo informati delle numerose processioni che la comunità povese effettuava con questo Crocefisso per implorare la grazia contro la peste o contro la carestia o la siccità. In Lui quindi veniva incarnato lo Scudo protettivo contro tutti i mali della vita.


1729. In questo anno viene a costituirsi in Pove la Confraternita del Crocefisso o del SS. Redentore. Tale confraternita aveva lo scopo di mantenere viva la devozione del Crocefisso, di provvedere alle necessità del culto  e delle celebrazioni della messa. Già all’inizio del secolo si era provveduto ad erigere un altare di legno per dare una maggiore rappresentatività a tale Cristo. Ma la confraternita negli anni successivi riesce a rendere ancora più importante e viva questa devozione con una maggiore diffusione  in ambito bassanese e valligiano,  e a realizzare un altro altare tutto di marmo, di grande effetto,  artistico, cui certamente si son dedicati i migliori scarpellini del luogo.


1745 – 1763 . L’altare in marmo con il suo Crocefisso è certamente presente e richiamato in occasione delle visite pastorali  di quegli anni.  In quella del 1763 viene posta nella mensa dell’altare un piccolo tabernacolo in pietra racchiudente alcuni frammenti del Legno della Croce, reliquia donata dal Cardinale Cibo. Questo è anche l’altare che possiamo ammirare oggi.


1832. Si trova la prima menzione scritta relativa ad una festività quinquennale  o lustrale  del Cristo. Ma probabilmente era già iniziata decenni prima.

Vedremo poi nella descrizione della processione le varie fasi di questa Processione e le varie integrazioni o modificazioni avvenute nei secoli scorsi.


 

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L’OPERA


 

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Il 24 settembre 1989 il Divin Crocefisso – attorniato a tutta la popolazione povese – rientra nella Comunità  dopo il periodo di restauro (1988-1989), durante il quale si sono potute effettuare indagini sui materiali utilizzati e lo stato di conservazione. E’ questo il Cristo che possiamo trovare nella Chiesa parrocchiale nell’altare di dx appena entrati. Non vi è nessun segno di pietismo né di truce realtà, ma un affettuoso, delicato realismo foriero oltre la morte di una resurrezione eterna.


Il Cristo ha queste dimensioni :  altezza cm 132, apertura massima delle braccia cm 110. Rappresenta Gesù in croce nel momento antecedente la sua morte. Il corpo è rifinito anche sul retro; è fissato alla croce con 3 chiodi in legno (uno eseguito in epoca successiva): 2 penetrano nel palmo delle mani ed uno nel dorso dei piedi che sono sovrapposti.

Il corpo è appeso alla croce con le braccia leggermente più alte rispetto alla testa e le gambe flesse.

Il capo è leggermente inclinato ed è incorniciato da lunghe ciocche di capelli che lasciano scoperto l’orecchio sinistro e da una folta barba bipartita.

OK_-_CRISTO_MACRO_img125La  bocca semichiusa lascia intravedere i denti e la lingua; gli occhi sono socchiusi. Sul capo poggia una corona di spine  e un nimbo (=aureola) intagliato a traforo.  Il Cristo veste un perizoma bianco a righe verticali verdi e rosse con risvolti e bordure dorate. E’ legato ai fianchi al di sotto della vita con un fiocco laterale che scende lungo il fianco destro.

Sull’intero corpo sono fissate mediante cavicchi in legno 15 gocce di sangue intagliate e policromate

Come già detto l’epoca di realizzazione è verso la metà del Quattrocento.

La specie legnosa impiegata per la testa, il  tronco, il perizoma, le  gambe, i piedi e le braccia è il tiglio.  Anche il nimbo è intagliato in un massello di tiglio, tuttavia ilcuni elementi sono stati rifatti con altre specie (abete e noce).

La croce, non è coeva all’intaglio del Cristo, e risale con ogni probabilità ai primi decenni del secolo successivo. Misura cm 178 x 115, e porta in alto ancorato con un chiodo il cartiglio con la scritta INRI.  E’ costituita da due sottili assi di noce che si incastrano con 4 cavicchi.

 

FONTI DOCUMENTALI

AA.VV. IL CROCEFISSO LIGNEO DI POVE DEL GRAPPA. Comitato Feste Quinquennali. Editrice Minchio Bassano, 1990.

Franco Signori. STORIA DI POVE E DEI POVESI. Edizione a cura del comitato per la storia di Pove del Grappa. 1985

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