Storia. Cultura. Arte a cura di Vasco Bordignon

CENNI STORICI DI POVE DEL GRAPPA

di Vasco Bordignon

 ***

Pove del Grappa è un comune della provincia di Vicenza, posto alle estreme pendici del Monte Grappa all’imboccatura del Canale del  Brenta.  Vi vivono 3090 persone (Istat, 2014). L’altitudine a livello del mare oscilla da un minimo di 120 metri ad un massimo di 1520 metri. L’altitudine rilevata dove si trova il Municipio è di 163 metri. Gli abitanti del Comune di Pove si chiamano povesi.

Il comune di Pove del Grappa dista da Bassano del Grappa  km 6,9  in auto.

 ***

 Come tutte le popolazioni della pianura veneta, anche la progenie degli abitanti di Pove risale all’epoca preromana, quando la nostra regione, soprattutto nelle zone pianeggianti, era abitata dai Veneti, una popolazione di origine illirica, che passarono senza ribellarsi nel II secolo a.C. sotto il dominio di Roma che concederà loro nel 49 a.C. la cittadinanza romana.

 

Per parlare di Pove come di un luogo abitato però, bisognerà attendere, almeno, sino all’epoca dei Longobardi, giunti in Italia nel 568-569. Nella loro rapida avanzata occuparono, una dopo l’altra, le città della Val Padana; le popolazioni locali, intimorite al loro passaggio, abbandonavano i casolari di campagna e andavano a rifugiarsi sulle montagne o all’interno delle valli… Fu così, forse, che un piccolo nucleo di famiglie della campagna di Cassola arrivò, in cerca di protezione e di salvezza, dentro il Canale di Brenta, chiamato allora, per la sua orientazione a mezzogiorno, “Valle del Sole” o “Valle Solana”. Ebbero così origine l’abitato di Solagna e di Pove. 

Il più antico documento che nomina la “Villa di Pove” risale al 917 e ne attesta l’appartenenza alla Marca Trevigiana insieme col bassanese. A partire dall’alto medioevo Pove diventa una piccola fortezza, a confine del territorio di Bassano, per riuscire a difendersi con più facilità e contando solo sulle proprie forze dalle terribili invasioni degli Ungari. 

Un momento fondamentale per tutta la zona bassanese è il progressivo consolidarsi della Signoria degli Ezzelini, sin dalla metà circa del secolo XI. Sembra che il passaggio di Pove sotto la signoria Ezzeliniana risalga al 1160, quando il vescovo di Belluno nominò Ezzelino II come reggente di questo territorio. Con l’ultimo discendente della famiglia Ezzelino III, detto Il Tiranno, la potenza ezzeliniana raggiunse il culmine ma si avviò anche incontro alla propria definitiva rovina. La signoria comprendeva l’intera marca Trevigiana, la pianura padana e vicentina, tutta la vallata del Brenta e parte del Trentino. Ezzelino il Tiranno, uomo astuto ed aggressivo, si distinse subito per la propria abilità politica, ma anche per la propria ferocia, tanto da essere odiato da tutti e ricordato ancora oggi come un mostro di scelleratezza. Ezzelino III eresse ovunque castelli e fortini per salvaguardare i suoi territori, dei quali restano tuttora tracce a Bassano, Romano, San Zenone e Solagna.

 

Dopo la morte di Ezzelino III (1259) e l’eliminazione della famiglia dei da Romano (1260), tutti i paesi della vallata del Brenta si unirono con Bassano per creare un unico distretto (1312), spinti dal bisogno di una difesa più strategica ed organica. Passarono quindi sotto la giurisdizione degli Scaligeri di Verona (1320-1339), poi dei signori padovani dei da Carrara (1339-1387), quindi dei Visconti di Milano con Gian Galeazzo dal 1388 per passare infine nel 1404 sotto la Repubblica di Venezia. 

L’inizio del 1500 è caratterizzato dalla lega di Cambrai  (una cittadina della Francia nord-occidentale, sulle rive del fiume Schelda) dove viene stretta nel 1508 una alleanza fra l’imperatore Massimilianod’Asburgo, Luigi XII di Francia, papa Giulio II e Ferdinando il Cattolico re d’Aragona per contrastare le mire espansionistiche di Venezia. I Veneziani, dopo vane trattative, colpiti dal papa con interdetto e scomunica, furono sconfitti dai Francesi ad Agnadello (comune della provincia di Cremona) nel maggio del 1509. Mentre Bassano tramava di prestare obbedienza all’imperatore Massimiliano abbandonando quindi Venezia, le popolazioni dell’Altipiano dei Sette Comuni e della Valle del Brenta rimasero fedeli a San Marco e si apprestarono a contrastare il passaggio delle truppe imperiali sulle loro terre verso Bassano.  Infatti appena entrati all’inizio di giugno del 1509  in Canal di Brenta i soldati tedeschi furono ostacolati in ogni modo dalla gente della vallata, tanto che quando giunsero a Solagna dettero sfogo alla loro rabbia appiccando il fuoco ad ogni casa, come poi accadde quando giunsero a Pove, e anche durante i mesi dell’occupazione tedesca vi furono angherie, sopraffazioni di ogni genere. Per fortuna le truppe imperiali nell’ottobre dello stesso anno ripresero la via del ritorno dopo essere state fermate dalla strenua resistenza di Padova. 

Nel 1600, dopo un secolo di relativo benessere, Pove come gli altri paesi della vallata si imbatté sicuramente in varie siccità e carestie come documentato dai provvedimenti di emergenza di acquisto di derrate alimentari per attenuare la fame e la povertà della nostra gente.  La fame e la povertà conseguente alle carestie aprivano spesso le porte alle malattie contagiose e alle conseguenti epidemie, in particolare quella della peste, che colpì il nostro territorio nel 1631. Carestie e malattie lasciavano, alla loro scomparsa, una popolazione spossata ed abbattuta. In questo secolo è poi da ricordare il raggiungimento di accordo con Solagna sul patrimonio territoriale indiviso causa da tempo immemore di infinite liti e ricorsi legali sia al podestà di Bassano che al Doge di Venezia,  e  il distacco da Pove del territorio di Cassola. 

Il 1700 (e precisamente il 1 novembre) si aprì con un avvenimento che colpirà profondamente Venezia e di conseguenza anche il nostro territorio: muore il re di Spagna Carlo II lasciando aperto il problema della sua successione.  Francia e Spagna si contenderanno il diritto all’eredità e il campo di scontro sarà il territorio veneto. Venezia infatti non assunse nessuna posizione e scelse la neutralità armata: non vietò nè concesse il passaggio sul suo territorio  lasciando ai due contendenti di darsi battaglia.  La guerra durò dal 1701 al 1713 e in questo tempo gli eserciti francese e tedesco passarono e ripassarono sul nostro territorio commettendo verso le nostre popolazioni soprusi, saccheggi, angherie.  Dopo vent’anni della fine della guerra di successione franco-austriaca, scoppiava in Polonia un’altra guerra di questo tipo che si propagò anch’essa in Italia con Venezia che adottò la stessa risoluzione della precedente e si ebbero le stesse conseguenze della precedente con un’ulteriore calamità, quella della moria di bovini per una malattia contagiosa. Oltre ai danni delle guerre, vi furono anche periodi di grave siccità (documentati da ricorrenti processioni in cerca di pioggia) che compromisero la produzione agricola  e quindi anche le risorse alimentari disponibili, come pure nubifragi e grandinate (viene ricordata la grandinata del 25 giugno 1764  nella quale “i grani ordinari e gli inferiori erano della grandezza di un uovo… Il frumento, il sorgo, l’uva e pomelle, tutto perduto … Gli alberi, olivari, viti e morari: tutti scorticati e pesti.”)(Signori,1985).  A tutto questo si deve aggiungere un nuovo flagello territoriale: l’invasione di bande armate, feroci e aggressive che rapinavano, violentavano, saccheggiavano,  verso le quali la giustizia appariva isolata e impotente. E questo avveniva perché Venezia, indebolita ed esausta, non era più in grado di garantire la propria protezione e l’ordine pubblico sia nelle città che nei paesi. 

Verso la fine del 1700, il ciclone della Rivoluzione Francese arrivò a travolgere il dominio di Venezia, che fu costretta a capitolare, abbandonando i territori della vallata del Brenta in mano agli eserciti austriaci e francesi, i quali si avvicendarono nel controllo della zona per diversi anni lasciando, da entrambe le parti,  una scia di sopraffazioni, di furti e di angherie con una popolazione sempre più povera e impaurita.  “Pove, in questo trambusto e andirivieni di eserciti, occupata com’era a ”proveder di legna, fieno e paglia” e a fornire di carne e pane, prima i francesi, poi “li soldati ustriaci dell’armata imperiale” e quindi di nuovo “l’armata francese” non aveva avuto, per così dire, neanche il tempo di accorgersi di quanto stava accadendo. Nel 1797 partiva da Bassano l’ultimo podestà veneziano Zuanne Contarini e i povesi, cogli altri distrettuali, passavano sotto l’amministrazione di Vicenza (16 giugno).” (Signori, 1985). 

Il 26 dicembre 1805 con il trattato di Presburgo (l’attuale Bratislava, capitale della Slovacchia) il Veneto tornò sotto il dominio francese e aggregato al Regno d’Italia.

Il 1 agosto 1803 il territorio bassanese venne aggregato al dipartimento del Tagliamento e quindi dipendente da Treviso e  Pove passò sotto il comune di Solagna.

Il 22 dicembre 1807 il territorio bassanese divenne parte del dipartimento del Bacchiglione tornando di nuovo sotto Vicenza e Pove ritornò ad essere comune indipendente. Questo ordinamento rimarrà fino al 3 novembre 1813, fino a quando gli austriaci non entreranno ancora una volta nel Veneto e porranno fine al Regno Italico.

Nella primavera del 1815 Pove, con la regione veneta, dopo una ennesima guerra fra la Francia e le potenze antifrancesi, entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, che rimase in piedi sino al 1866, quando il Veneto, liberato dagli austriaci, fu annesso al Regno d’Italia.

Nel 1816 per la scarsità dei raccolti delle annate precedenti si abbatté su Pove una terribile carestia accompagnata da una epidemia di tifo petecchiale, buon compagno delle guerre e della miseria.

Nel 1817 Pove e tutta la sinistra Brenta poterono dedicarsi alla piantagione governativa del tabacco e ciò rappresentò un’altra fonte di sopravvivenza oltre alle cave e alla lavorazione della pietra, oltre alla agricoltura e alle attività di malga.

Nel 1836 scoppiò nel territorio una epidemia di colera con 58 morti a Pove.

Nel 1848  i moti indipendentisti sfiorarono appena Pove, che tuttavia risentì dell’aggravamento tributario e poliziesco austriaco.

Nel 1866 scoppiò la terza guerra di indipendenza italiana e fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866, originata dal desiderio dell’Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l’influenza dell’Austria sulle rispettive nazioni. Senza entrare in dettagli storici sulle operazioni belliche il 3 ottobre 1866 fu firmato  il trattato di pace, che comprendeva anche l’unione del Veneto al Regno d’Italia … e riconosceva che la volontà delle popolazioni venete, espressa con il plebiscito, fornisse il titolo giuridico del loro congiungimento all’Italia. Il Veneto liberato optò plebiscitariamente all’annessione all’Italia.

Finita la festa, restò per Pove una fragile situazione economica a causa di una agricoltura predominante arretrata, una industria isolata, pur con una crescente attività di lavorazione e di commercio di marmi.

Le speranze per una crescita economica tuttavia diventavano possibili per la presenza dal 1873 al parlamento italiano di Andrea Secco di Solagna e quindi conoscitore delle necessità della Valle del Brenta, e per l’arrivo nel 1877 a Bassano della linea ferroviaria, strumento importante per incrementare le attività economiche. 

Ma sul finire dell’Ottocento Pove si trovò in grande difficoltà economica e sociale in quanto il principale lavoro allora esistente, quello dello scalpellino e del cavapietre, che dava da vivere a  quasi metà del paese, entrava in crisi e peggiorò ulteriormente  allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

In questo periodo (1915-1918) a causa della sua posizione alle pendici del Grappa, Pove visse tragicamente tutte le variazioni del conflitto bellico. Nel 1916 accolse i primi profughi dall’Altopiano di Asiago; nel capodanno del 1917 subì un feroce bombardamento di granate e alla metà di giugno dello stesso anno vide arrivare in paese le truppe italiane in ritirata di fronte all’avanzata degli austriaci fino ai Colli Alti, davanti a San Nazario e Solagna; il giorno dopo tali posizioni, in un tragico balletto, erano di nuovo in mano italiana ed il paese ritornava a respirare. Nel novembre la catastrofe di Caporetto si ripercosse fin qui ed il Comando della I^ Armata fece evacuare la popolazione, con masserizie e animali, verso Bassano per destinazione ultima Ravenna.  Il Grappa stava cadendo in mano austriaca e Pove diventò l’immediata retrovia, rifugio per i feriti, sosta per i morti raccolti nei campi di battaglia, concentramento per i prigionieri nemici che venivano assistiti dalla popolazione. L’armistizio del 1918 segnò la fine delle sofferenze. 

Anche nel corso del Secondo Conflitto Mondiale, Pove visse momenti drammatici, in particolare a partire dal settembre 1943, quando, in seguito ad alcuni rastrellamenti, molti giovani furono uccisi barbaramente e la popolazione dovette affrontare i rischi di continui bombardamenti. Nell’aprile del 1945 la guerra giunse alla fine, con la ritirata dei tedeschi e l’arrivo degli alleati. Le famiglie povesi si ritrovarono a fare un bilancio del prezzo di sangue e di sacrifici pagato alla guerra, ma la speranza di un futuro migliore le aiutò a riprendere il possesso della propria vita.

Poi è storia recente.

 

Curiosità: l’origine del nome.

Anticamente chiamata Povedum, sono due le teorie per la derivazione del nome Pove. Entrambe ricavano il nome dalla flora antica presente sul territorio. Povedum o Povedo sono contrazioni del latino povoledumossia pioppeto da populus pioppo. La seconda teoria parte dalla Poa (Alpina), una graminacea frequente nel Veneto (plurale poe / Poe che è anche il nome veneto per Pove).

Nel corso degli anni il nome divenne Pove, nel 1950 assunse l’attuale denominazione di Pove del Grappa, in seguito, l’appellativo aggiunto di Conca degli Ulivi.

 

Principali fonti documentali

Brentari Ottone. Storia di Bassano e del suo territorio. Sante Pozzato, Bassano, 1884.

Pove del Grappa. L’anima della Pietra. Comitato Feste Quinquennali, 2005

Pove del Grappa. Il Veneto, paese per paese. Casa Editrice Bonechi, 1999

Storia di Bassano. Comitato per la Storia di Bassano, 1980

Storia di Pove e dei Povesi, di Franco Signori. Bassano del Grappa, 1985

it.wikipedia.org/wiki/Pove_del_Grappa

Approfondimenti sempre nella Sezione Pove del Grappa

– gli scalpellini: la storia

– gli scalpellini : le attività

Commenti
* L'indirizzo e-mail non verrà pubblicato sul sito Web.