da Rebesco Sandro
Buongiorno a voi
Oggi per il nostro Amato Paesello ricorre la data storica del 26 settembre, una delle pagine più tristi per il nostro paese.
La storia ci racconta che dopo una settimana di processi sommari e alcuni costituendosi con il consiglio anche delle famiglie nella vicina Bassano barbaramente furono impiccati nei lecci delle vie 33 giovani, 11erano di Pove tra cui il più giovane che aveva appena sedici anni.
Vennero impiccati con un filo del telefono così la morte divento' più cruenta, morirono guardando da lontano il loro Paesello, al collo gli venne appeso un cartello con scritto "BANDITO"
Restarono appesi una giornata, poi vennero sepolti in una fossa comune e non ritornarono più a casa.
Piccolo Paesello Grande nella storia
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ll 26 settembre 1944 a Bassano del Grappa 31 giovani partigiani bassanesi, catturati in seguito ad un rastrellamento sul Grappa e sugli altri monti vicini, furono impiccati lungo un viale della cittadina veneta.
Questa azione da parte dei militari nazi-fascisti causò la morte di oltre 400 antifascisti e la deportazione di altri 500.
Per ogni albero vi era un impiccato: ognuno di essi aveva le mani legate dietro la schiena e portava una targa sul petto, che recitava “briganti”.
I nazisti ritenuti responsabili della carneficina non sono mai stati processati dallo Stato Italiano per questo loro crimine.
I loro nomi sono Herbert Andorfer, tenente delle SS, processato in Germania per l’uccisione di circa 5000 ebrei nel campo di sterminio del quale era il direttore, e Karl Franz Tausch, conosciuto dalla popolazione locale con la triste fama di “boia tedesco”, che il giorno della strage non aveva nemmeno 22 anni d’età.
Nel pomeriggio di quel lontano settembre fu Andorfer a dare l’ordine di uccidere i 31 giovani.
Questi, in precedenza, avevano subito delle iniezioni al fine di svigorire le loro capacità reattive.
Furono poi caricati su di un camion sotto il controllo di due soldati tedeschi.
I cappi con cui vennero impiccati erano fatti con pezzi di cavi telefonici e alla sommità era collegata una fune attaccata all’autocarro.
Dei volontari ex appartenenti delle “Fiamme Bianche”, tutti giovani neppure diciottenni (un testimone parlò addirittura di un ragazzino di 12 anni che faceva parte del plotone di esecuzione), annodavano i cappi intorno al collo delle vittime.
Su ordine di Tausch, il camion accelerava stringendo il nodo attorno alla gola delle vittime e lasciandole penzoloni.
Se il partigiano non moriva subito, veniva preso per le gambe e tirato verso il basso da quei ragazzini.
Dopo l’esecuzione, gli assassini e i fascisti di Bassano profanarono i corpi degli impiccati con insulti, sputi e incastrando sigarette nelle bocche dei morti, per poi andare a festeggiare in alcuni locali del posto.
I corpi rimasero in mostra per quasi un giorno intero, circa venti ore, per spaventare gli abitanti e dissuaderli dalla volontà di partecipare alle attività di ribellione contro il regime.
Oggi, il viale alberato è stato chiamato Viale dei Martiri in ricordo di quei 31 partigiani morti per la libertà dell’Italia.